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Costruiamo insieme la Sardegna che vogliamo – contributo al programma elettorale del centrosinistra

La campagna elettorale per le elezioni regionali del 25 febbraio entra nel vivo, e oltre alla frenesia e al tifo relativo alla formazione delle candidature il tema centrale del dibattito pubblico dovrebbe essere cosa fare per la Sardegna e per i sardi.

La coalizione di centrosinistra da gennaio ha iniziato a girare la Sardegna e coinvolgere associazioni e movimenti per individuare priorità e esigenze, mentre i partiti tra le attività istituzionali (in Consiglio Regionale, in Parlamento e nei Consigli Comunali) e i propri strumenti di partecipazione e congressi hanno approfondito temi ed elaborato proposte. Da luglio un tavolo di un centinaio di persone per diverse settimane ha lavorato per predisporre una base programmatica che in queste settimane sta venendo discussa, integrata e approfondita in giro per l’isola.

Di seguito la “base programmatica” Costruiamo insieme la Sardegna che vogliamo a disposizione di chi vuole contribuire in queste settimane.

Venerdì 4 gennaio sarà la volta della direzione regionale del PD, convocata proprio sul tema del programma. In questa occasione abbiamo trasmesso alle segreterie provinciale e regionale (e tramite loro ai responsabili del PD per il programma per le elezioni regionali del 25 febbraio 2024) il lavoro fatto in questi anni dal circolo PD Copernico attraverso lo strumento delle “Agorà Democratiche” organizzate a Cagliari in modalità ibrida a novembre 2021 con l’obiettivo di proporre una politica pubblica generativa che investa sul protagonismo giovanile, e che consideri i giovani una risorsa inestimabile che possa aiutare i paesi e le città a diventare luoghi in cui vivere bene e produrre lavoro sano e sostenibile. Proporre un modello di cooperazione tra poli urbani e aree interne che consenta a tutti i comuni di rispondere alle esigenze dei cittadini, programmando lo sviluppo e riducendo gli squilibri territoriali. Approfondimenti su cooperative di comunità, comunità energetiche, southworking e nuove forme di abitare.

Queste settimane è importante continuare a discutere di cosa vogliamo fare per la Sardegna, perchè sono convinto che sulla base del programma di governo con cui ci presenteremo agli elettori si può trovare il modo per proporre un fronte politico credibile e responsabilmente unito e alternativo alla destra.

Interessante per questo rivedere i lavori dell’Agorà, coordinata da MATTEO LECIS COCCO ORTU, JACOPO FIORI, ALESSANDRA MURA, ELSA RANNO ed ENRICO CARA del circolo Copernico.

Di seguito le proposte programmatiche, con descrizione della proposta, descrizione delle problematiche da affrontare e le realtà da coinvolgere per la sua attuazione. Proposte che trovano spazio nel programma del Partito Democratico e della coalizione del centro-sinistra.

Rafforzare le reti di connessione tra città medie e zone rurali (co-progettazione servizi, presidi di comunità, fiscalità di vantaggio)

DESCRIZIONE DETTAGLIATA

Costituire una Commissione istituzionale Aree Interne su modello di quanto fatto in regione Toscana e Campania. Mettere insieme le risorse esistenti nelle zone rurali, connetterle e connettere i progetti con l’obiettivo di costruire una continuità progettuale,attraverso open call territoriali che vanno a scoprire le iniziative che stanno nascendo e quelle che potrebbero nascere. Con questo sistema le iniziative informali vengono sistematizzate e l’assistenza amministrativa viene ampliata con una mappatura condivisa dei servizi presenti nel territorio (pubblici e privati) e la creazioni di luoghi terzi (community hub/presidi di comunità) in cui la creazione di servizi per i cittadini trova nell’intervento pubblico e nell’accompagnamento finanziario un pilastro a sostegno dell’iniziativa privata.

L’obiettivo deve essere quello di creare un circuito tra aree interne e città medie (che devono diventare punti di riferimento) con connessioni reciprocamente vantaggiose. Ciò, in particolare, al fine di escludere la chiusura delle aree rurali in sé stesse. Lo strumento, riteniamo, deve essere quello della individuazione delle risorse e delle competenze disponibili, da valorizzare in un rapporto di continuità con l’esterno. Nello specifico, è importante valorizzare l’agricoltura multifunzionale, in quanto costituisce un potente mezzo di connessione tra le aree interne e le città. La partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche che li riguardano deve diventare un elemento strategico dei processi decisionali. Occorre stabilire degli spazi strutturati e non episodici di partecipazione dei cittadini (legge regionale sulla partecipazione e il dibattito pubblico).

I cittadini dei paesi situati nelle aree rurali sono prevalentemente distanti da un pieno accesso alla tutela della salute, a un’istruzione di qualità e alle opportunità della connettività. Queste comunità, inoltre, sono colpite da un invecchiamento demografico senza precedenti. Si tratta di aree caratterizzate da “diversità”, “specificità”, “biodiversità” e “beni comuni”, e in cui si trovano paesi che sono custodi dei saperi diffusi e antichi, che vanno accompagnati nella modernità.

Il lavoro che i paesi fanno per la comunità intera, sotto il profilo della specificità alimentare e della qualità dei beni comuni, e quindi la qualità delle acque, il paesaggio, la tutela dell’ambiente, meritano un trasferimento fiscale, che non consiste in assistenzialismo, bensì nel riequilibrio dovuto per il lavoro svolto nell’interesse dell’intera collettività (legge regionale sulla filiera floro-vivaistica e i servizi ecosistemici).

La proposta prevede di adottare misure di fiscalità di vantaggio, agevolazioni contributive per chi decida di investire nelle zone interne, nonché favorire investimenti e cura delle terre, del paesaggio rurale, delle zone naturali mediante la redistribuzione delle terre abbandonate (cfr. progetto Sibater ANCI nazionale) 

QUALE PROBLEMATICA VUOLE AFFRONTARE QUESTA PROPOSTA?

Cambiare il paradigma istituzionale relativo all’erogazione dei servizi urbani, e pertanto passare da un modello focalizzato sul rafforzamento delle città metropolitane ad uno basato sul rafforzamento delle reti di connessione tra città medie e zone rurali (reti viarie, reti digitali, relazioni di produzione, di consumo e di scambio). L’intercomunalità è il luogo dove allocare le politiche pubbliche. Non si può lavorare al fenomeno delle aree interne secondo una dimensione esclusivamente comunale ma si deve considerare lo spazio effettivamente “abitato” dalle persone, che ormai si spostano occupando, per varie esigenze, più dimensioni.

Invertire il trend demografico, sia con riferimento al numero di residenti (anche temporanei) che alla composizione della popolazione per fasce d’età.. Legare quindi qualsiasi progetto di sviluppo locale ai quattro pilastri essenziali: sanità, istruzione, politiche sociali, connettività. 

QUALI SONO LE PERSONE, LE REALTÀ, LE ASSOCIAZIONI, LE ISTITUZIONI DA COINVOLGERE?

Università ed Enti di ricerca, Parlamento, Regioni, Comuni delle Aree Interne e loro associazioni, Associazioni di categoria, Ministero per la Coesione Territoriale, rete Strategia Nazionale Aree Interne, ANCI, UNCEM

Istituzionalizzare la figura del community manager 

DESCRIZIONE DETTAGLIATA

Per accompagnare le politiche pubbliche e in particolare le politiche giovanili per ripopolare i piccoli paesi esistono nuove professioni, animatori territoriali e facilitatori culturali, che si chiamano Community manager.

Il Community Manager è una nuova figura professionale che ha l’obiettivo di elaborare, insieme agli abitanti dei piccoli paesi, delle strategie in risposta al fenomeno dello spopolamento. Nella pratica, creare occasioni affinché le persone ritrovino quel potenziale di ognuno, perché venga valorizzato quello che ognuno ha dentro e attorno nel proprio territorio.

Le unioni dei comuni e gli enti deputati alla programmazione territoriale potranno essere dotati di una rete regionale di community manager per accompagnare le politiche pubbliche giovanili, che saranno formati in modo coordinato e agiranno in sinergia a monte e a valle dei processi di programmazione delle risorse pubbliche. Un modello di politica pubblica generativa è quello dei Bollenti spiriti della regione Puglia 

Ruolo principale del community manager è l’animazione sociale e culturale e l’attivazione di risorse attraverso: stimolare le capacità di socializzazione della comunità;  tradurre i bisogni manifesti e non, di singoli e gruppi, in azioni di scambio e confronto reciproco; incoraggiare occasioni di incontro e integrazione sociale.

Obiettivo del community manager è sviluppare attività di empowerment concentrandosi sulle risorse e potenzialità delle persone attraverso lo svolgimento delle attività quali: valorizzare al massimo i potenziali presenti in ogni soggetto, rispetto agli obiettivi di crescita della comunità; motivare i soggetti all’impegno (personale e istituzionale) e alla condivisione degli obiettivi con altri soggetti presenti; responsabilizzare ogni attore, rispetto  alle attività svolte e ai risultati raggiunti, indipendentemente dal loro grado di evidenza; rassicurare gli stessi attori impegnati nei vari processi, in ordine alle precarietà e alle incertezze che possono manifestarsi nel corso dello svolgimento dei processi, così da mantenere viva la tensione di tutti i partecipanti verso gli obiettivi da perseguire. 

Il community manager promuove la contaminazione con il mondo dell’università e della ricerca.

QUALE PROBLEMATICA VUOLE AFFRONTARE QUESTA PROPOSTA?

Nei piccoli paesi italiani a rischio spopolamento troviamo un numero enorme di giovani dai 20 ai 34 anni che non studiano, non lavorano e non hanno desideri e aspettative per il futuro. In Italia si registra l’incidenza maggiore di neet sul numero di abitanti. Quando vengono interrogati sul loro stato, raccontano che sentono di non contare nulla e di non poter decidere sul loro futuro. Questo comporta un rischio di perdita enorme di capitale sociale. Me si registra anche che basta una fiammella, una scintilla, per attivare il loro coinvolgimento e la loro partecipazione.

La metodologia utilizzata è un mettersi a disposizione e in ascolto, un mettersi al servizio di quello che serve e della volontà di fare delle persone, realizzare un’educazione non formale, basata sulla fiducia che si instaura con i giovani. 

E’ importante vivere i luoghi e ascoltare le persone che vi vivono, perché molto spesso le politiche vengono decise senza ascoltare le comunità destinatarie delle stesse. Esempi sono progetti per la telemedicina su territori privi di internet, o per la realizzazione di centri giovanili o campetti di calcio che i giovani non frequentano.

QUALI SONO LE PERSONE, LE REALTÀ, LE ASSOCIAZIONI, LE ISTITUZIONI DA COINVOLGERE?

Università, Enti di formazione, Associazioni giovanili, Comuni delle Aree Interne, Ministero della Coesione Territoriale

Supportare Comunità Energetiche e Cooperative di Comunità

DESCRIZIONE DETTAGLIATA

Supportare la norma nazionale sulle comunità energetiche, prevedendo: un percorso maggiormente tracciato per i piccoli comuni che si facciano parte attiva nella gestione della Comunità, in modo da risolvere i dubbi sulle migliori forme di gestione; la definizione di convenzioni tipo con i distributori, in modo da velocizzare la definizione dei contratti; una ipotesi di sgravio almeno di una quota dei costi di trasporto dell’energia, che gravano sulla bolletta anche se la produzione è locale; una modalità di corresponsione degli incentivi che raggiunga direttamente il consumatore, in modo da alleggerire l’IVA pagata sulle bollette.

Normare adeguatamente a livello regionale e contribuire all’adeguamento normativo nazionale delle Cooperative di Comunità e finanziare con adeguate risorse le leggi regionali esistenti (es. legge regionale n. 35 del 2 agosto 2018 “Azioni generali a sostegno delle cooperative di comunità” della Sardegna, anche dedicando ad essa una quota del Fondo unico per gli Enti Locali. 

Le Comunità energetiche e le Cooperative di comunità sono esperienze che hanno in comune l’essere centrate su gruppi di persone che intendono contribuire in modi diversi al miglioramento della qualità della vita della loro comunità e al loro sviluppo, sia con azioni mirate al risparmio e alla tutela ambientale, sia con la creazione di altre diverse tipologie di servizi, interamente o prevalentemente dedicati alla comunità.

QUALE PROBLEMATICA VUOLE AFFRONTARE QUESTA PROPOSTA?

Le Comunità energetiche non sono normate a livello nazionale, ma esiste una proposta di legge, in esame al Senato. Le Comunità energetiche, da un punto di vista gestionale, possono assumere diverse forme: i cittadini possono auto produrre energia da fonti rinnovabili in modo diffuso, oppure possono unire gli sforzi e investire in uno o più impianti, di cui poi si usufruisce collettivamente secondo regole dettate dalla stessa comunità. 

Anche le Cooperative di Comunità non sono ancora regolamentate a livello nazionale. Nelle esperienze regionali già attive ci sono alcuni esempi di Cooperative che hanno operato talmente bene da aver determinato una inversione di rotta nella decrescita di piccoli Borghi. E’ stata sufficiente l’apertura di un panificio, di un bar e di un centro di aggregazione sociale perché un piccolo Paese vedesse di nuovo le prime nascite. Sono esperienze replicabili, a patto che ci sia un autentico coinvolgimento della comunità e che le istituzioni siano coinvolte, anche economicamente. 

In uno degli esempi di Comunità energetica realizzati in Sardegna nel Comune di Ussaramanna, la Comunità energetica ha investito su tre impianti, gestiti da un Ente del terzo settore, di cui il Comune è parte. Da quella esperienza emergono alcune criticità, che possono essere portate all’attenzione del legislatore. In generale le comunità energetiche hanno il pregio sia di ridurre il costo economico sopportato dalle Comunità per il consumo di energia elettrica, che di abbattere le emissioni di CO2. Ma rinsaldano anche i rapporti all’interno della Comunità stessa, un risultato non banale in tempi di pandemia. 

Nel raccontare l’esperienza sarda del Comune di Fluminimaggiore, che si pone un obiettivo di sviluppo più ambizioso, di natura turistico-residenziale e mira ad attrarre pensionati relativamente benestanti, il Sindaco sottolinea la necessità di finanziare questa tipologia di attività, a vantaggio di tutti.

QUALI SONO LE PERSONE, LE REALTÀ, LE ASSOCIAZIONI, LE ISTITUZIONI DA COINVOLGERE?

Cooperative di Comunità, Comunità Energetiche, Associazioni di categoria, Parlamento, Comuni delle Aree Interne

Sostenere le iniziative legate al Southworking

DESCRIZIONE DETTAGLIATA

Infrastrutturare i territori in materia di collegamenti, connessioni internet, spazi di co-working, piattaforme informatiche e servizi a servizio di lavoro e tempo libero e creazione di una piattaforma per la messa in comune di spazi e idee di lavoratori e nomadi digitali.

Approvare una legge per la regolamentazione, lo sviluppo e il sostegno alle iniziative legate al South-Working in particolare: 

  • Decontribuzione del 30% per le imprese con lavoratori agili dal Mezzogiorno;
  • Integrazione alla Strategia Nazionale di specializzazione Intelligente (SNSI) 2021-2027;
  • Incentivi al South Working: formazione, socialità e fisco;
  • Visti temporanei “Italy Working” per persone dell’area Schengen ed extra-Schengen;
  • Stimolo alla ricezione della SNSI e delle linee di spesa presso le regioni;
  • Destinazione di una quota del fondo unico a favore dei comuni che incentivano il southworking 

Revisione dei contratti di lavoro per tutelare e riconoscere: i luoghi di lavoro, Orario di lavoro/Diritto alla disconnessione, Non discriminazione, Formazione, Salute e sicurezza, Infortuni e malattie professionali, Rimborsi spese per il rientro, Controlli e sanzioni.

In tutto ciò si sono aperte delle discussioni sulla possibilità di utilizzare lo smartworking come forma preponderante organizzativa del lavoro (per quei mestieri che lo permettono) in modo da dare alle persone la possibilità di scegliere dove svolgere il proprio lavoro. 

Si è letta l’opportunità dello smartworking come occasione per il ripopolamento delle periferie e delle aree interne, dei piccoli e medi comuni, dei borghi rurali e dei piccoli villaggi marittimi con conseguente creazione di opportunità di incontro, di confronto e di sviluppo non solo per le aree metropolitane, quindi, ma anche per i territori dislocati e meno abitati (specie quelli che in passato, come al Sud Italia, hanno subito forti flussi emigratori verso le grandi città del Nord Italia).

QUALE PROBLEMATICA VUOLE AFFRONTARE QUESTA PROPOSTA?

La Pandemia di Covid-19 ha messo il mondo del lavoro di fronte a una enorme sfida che ha aperto a un cambiamento epocale. Il lockdown ha costretto le imprese private e gli enti pubblici a trovare delle strategie per permettere ai propri dipendenti di continuare il loro lavoro, ove possibile, a casa non avendo la possibilità di recarsi in ufficio.

Da alcuni anni le imprese private e qualche ente pubblico avevano avviato i propri dipendenti verso percorsi di formazione e di riorganizzazione aziendale per favorire lo smart-working, finora noto e conosciuto come lavoro da remoto, ma potenzialmente trasformabile in lavoro agile. 

La pandemia di Covid ha accelerato questo processo di rinnovamento portando circa 6,58 milioni di lavoratori (1/3 dei lavoratori dipendenti) italiani a lavorare da casa in smartworking nel 2020 (fonte: Osservatorio SmartWorking). 

QUALI SONO LE PERSONE, LE REALTÀ, LE ASSOCIAZIONI, LE ISTITUZIONI DA COINVOLGERE?

Southworker, Parlamento, Regioni, Sindacati,  Comuni delle Aree Interne, Associazioni di categoria

CITTÀ SOSTENIBILI E AREE INTERNE: COOPERAZIONE POSSIBILE. PARTIAMO DAI GIOVANI

Di seguito l’elenco dei partecipanti all’Agora che hanno dato il loro contributo secondo le diverse sessioni di lavoro all’Agorà che si è tenuta in modalità ibrida e le cui proposte sono state inserite e commentate all’interno della piattaforma del Partito Democratico che ha dato vita al programma per le Elezioni Politiche del 2022.

Policy e Aree interne

  • BENEDETTO MELONI, sociologo, sulle policy tra paesi e città medie
  • FELICE TIRAGALLO, antropologo, sulla cittadinanza temporanea e le reti di relazione coi paesi 
  • ELENA ROSIGNOLI, consigliera regionale PD Toscana, sulla Commissione Regionale Aree Interne e la proposta di risoluzione sulla fiscalità di vantaggio per le aree interne
  • ROSSELLA PINNA, consigliera regionale PD Sardegna, sulle proposte di politiche sociali per le aree interne
  • EMILIANO DEIANA, presidente ANCI Sardegna, sulla proposta di legge quadro La Primavera dei Paesi

 Comunità energetiche

  • FRANCESCA BONOMO, Deputata PD, sulla legge per le comunità energetiche
  • MARCO SIDERI, Sindaco di Ussaramanna, sulla Comunità Energetica Rinnovabile (CER) 

Cooperative di Comunità

  • DENNIS MASERI, presidente giovani confcooperative, sulle cooperative di comunità in Piemonte
  • MARCO CORRIAS, sindaco di Fluminimaggiore (SU), sulla cooperativa di comunità Happy Village

Protagonismo giovanile

  • FILIPPO TANTILLO, coordinatore Comitato Officine Giovani Aree interne sulle proposte della rete nata dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne
  • SILVIA DI PASSIO, community manager, su esperienze di aree interne e NEETS
  • NICOLÒ FENU, urbanista, sulle politiche nelle aree rurali in Europa
  • RENATO SORU, imprenditore, già presidente RAS, sulle politiche pubbliche per la formazione (Master and back)
  • FRANCESCO PIGLIARU, economista, già presidente RAS, sulle politiche pubbliche per la cultura di impresa (Talent up)
  • GIACOMO CAZZATO, sindaco di Tiggiano (LE), sulle politiche pubbliche generative (Bollenti Spiriti)
  • FELICE ADDARIO, assessore di Corato (BA), sulle politiche pubbliche per il protagonismo giovanile 

Southworking

  • ENRICO CARA, southworker, sulle opportunità del lavoro agile
  • ROMINA MURA, Deputata PD, sulle potenzialità dello smartworking  e co-working rurali per le aree interne
  • MASSIMO ZEDDA, consigliere regionale Progressisti, sull’opportunità del lavoro agile per la Regione
  • FILIPPO SPANU, assessore di Nuoro per l’Agenda 2030, sul progetto delle officine municipali 
  • PEPPE PROVENZANO, deputato PD, già Ministro per il Sud

 

 

Questo articolo ha un commento

  1. Lucia usai

    Un ottimo lavoro di studio, ascolto e coinvolgimento a 360 gradì che distinguono il PD da altri gruppi e/o partiti.
    Pezzi di questa Agorà (pochi a dire il vero) , in questo periodo stanno creando disturbo, all’idea del Noi, utile e necessaria per sconfiggere la destra che maldestramente ha (s) governato la regione Sardegna in quest’ultima legislatura. Abbiamo bisogno di unità , di serietà e di gente capace e competente, per questo sosterrò una tua candidatura , con Alessandra Todde Presidente ❤️

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