Oggi ci troviamo a discutere ed approvare un documento importante.
Le trasformazioni della nostra città dipendono da scelte politiche, da capacità tecniche della nostra struttura amministrativa, dalle volontà e capacità del settore imprenditoriale che guarda con interesse Cagliari, dalle competenze dei professionisti che affiancheranno i privati nel proporre le trasformazioni, e dai cittadini che ogni giorno vivono gli spazi della città e ne immaginano un miglioramento possibile. È impensabile uno sviluppo ordinato e coordinato se tutti questi attori non parlano la stessa lingua e soprattutto non condividono una visione di futuro. Gli interessi in gioco sono tanti, ma oggi probabilmente, l’autorevolezza assunta sul campo dell’amministrazione comunale e il ruolo fondamentale della città metropolitana possono aiutare tutti a condividere una prospettiva in cui trovare un equilibrio tra il bisogno di sicurezza e il desiderio di libertà di ogni cittadino.
La crisi finanziaria che dieci anni fa partendo dagli Stati Uniti ha aggredito duramente l’Europa passando dalla Spagna e dai paesi della bolla immobiliare ha portato tutti a ripensare dalle fondamenta il nostro modello di sviluppo abbandonando l’idea di una crescita senza limiti per abbracciare la consapevolezza che le risorse sono finite e che è importante, anzi fondamentale, averne cura combattendo gli sprechi, sostenendo una economia circolare e una consapevolezza sempre maggiore del valore dell’esistente e del suo riutilizzo. Questo vale per tante cose e in particolare vale per il suolo e per il patrimonio immobiliare che la nostra generazione si trova a gestire.
Il nuovo piano urbanistico di Cagliari dovrà guardare a tutta la città come una grande occasione di sviluppo economico, sociale, ambientale, culturale.
Cagliari è oggi il nucleo di una città metropolitana che ospita un quarto dei cittadini della Sardegna e territorialmente comprende 17 comuni disposti in due archiconcentrici. Una città verde, in cui gli aspetti ambientali sono predominanti, e in cui lo sviluppo urbanistico ha creato nei decenni una forte disuguaglianza spaziale tra centro e periferie. Il nuovo piano urbanistico di Cagliari ha l’ambizione di ridurre le disuguaglianze in termini di qualità della vita e servizi presenti nei diversi quartieri della città e comuni dell’area vasta per creare una città realmente policentrica. Una città metropolitana che paragonata con le altre città metropolitane italiane è quella che ha un maggior tasso di crescita rispetto al turismo (anche se con ampi margini di miglioramento) e in cui è più viva la creatività e l’intraprendenza giovanile, con un elevatissimo numero di start up e nuove imprese e un’elevata qualità di capitale umano: giovani con alti titoli di studio che fanno da contraltare a un preoccupante dato relativo alla dispersione scolastica.
In questo documento si trovano, messe a sistema, tante delle politiche pubbliche portate avanti in questi anni da tutti gli assessorati: dai lavori pubblici alla cultura, dalle politiche europee al decoro urbano, dallo sport alla mobilità.
L’attuale Piano Urbanistico Comunale di Cagliari ha avuto una genesi lunga. In commissione il prof. Corti ci ha aiutato a ricostruirla e a vederne insieme i limiti e le opportunità ancora inespresse. A dicembre del 1993, agli albori della seconda repubblica e della riforma dell’elezione diretta del sindaco, Cagliari era guidata dal Commissario Prefettizio Maniscalco che si rese contro che pur essendo a disposizione i fondi necessari per la redazione del piano urbanistico il comune non ne aveva mai fatto richiesta, e alla scadenza, il 30 dicembre 1993 individuò il prof. Corti come progettista del nuovo piano urbanistico. Nel 1994 con l’elezione di Delogu si attese fino ad agosto 1995 a dare avvio al piano in un momento storico in cui : l’urbanistica doveva servire a contenere le visioni espansionistiche che derivavano dall’incremento demografico. Gli indirizzi politico programmatici di quel piano vennero dati dal Consiglio Comunale a giugno del 1996 e l’anno successivo il progetto i massima fu approvato dopo il parere delle 10 commissioni. L’adozione fu di aprile 1998 e solo a novembre 2002 arrivò l’approvazione definitiva del PUC con le sue 104 osservazioni e due anni dopo la pubblicazione sul BURAS, per un piano iniziato a costruire 10 anni prima con un orizzonte di 220mila residenti.
Per questo il fattore del tempo è fondamentale. E per questo le linee guida individuano tempi ben definiti, e modalità di partecipazione altrettanto chiare. Io immagino i prossimi 16 mesi (tempo che tecnicamente sarà come minimo necessario per la redazione del Piano secondo le attuali norme urbanistiche) la città piena di laboratori urbani in cui i pianificatori, insieme a gruppi di giovani professionisti locali, animeranno la discussione e le scelte partecipate sugli obiettivi di progetto per ogni quartiere. La relazione stretta tra chi redigerà il piano e la realtà locale di professionisti, associazioni, studenti, reti di vicinato sarà uno degli elementi qualificanti del piano. Che aiuteranno tutti i cagliaritani a sentirsi coinvolti in un processo che delineerà la città di domani.
Sulla base di alcuni valori chiave, imparati dagli errori del passato e dall’esempio di realtà a cui guardiamo con attenzione e interesse.
Mai più quartieri ghetto. Basta con la segregazione. C’è stato un periodo storico nel Novecento in cui la segregazione è sembrta essere la risposta ad alcune problematiche della società e della città: il disagio, la fragilità, ciò che si discostava di una apparente e finta “normalità” veniva relegata lontana da chi tale disagio non lo viveva. Era un approccio che abbracciava le scienze sociali, la medicina (ospedali, manicomi) e l’urbanistica. Molte periferie italiane sono nate con questo presupposto culturale: creare quartieri in cui dislocare il disagio. Cagliari non ha fatto eccezione, in alcuni casi ha individuato una delle aree più belle e pregiate della città come quelle di Sant’Elia. Quasi come compensazione. Il principio del nuovo piano urbanistico è quello dell’integrazione e del mix sociale. Un principio già alla base di alcuni importanti progetti di questa amministrazione come la prima esperienza di housing sociale a Sant’Avendrace con i 136 appartamenti in cui l’edilizia pubblica sarà integrata.
Mai più considerare i vuoti come spazi da riempire. Per anni si è pensato a densificare i margini tra Cagliari e gli altri comuni dell’hinterland, pensando di saldare urbanisticamente le aree ancora libere, considerate come ultimi bacini di volumetrie realizzabili in città. Nel nuovo piano è ben chiaro come la città abbia dei confini di espansione residenziale (la 554 è il confine entro cui la città compatta ha senso di crescere). I cunei verdi ancora presenti in città non solo dovranno essere conservati ma valorizzati e messi a sistema tra loro per creare una infrastruttura verde che moltiplichi il suo valore insieme alle aree di pregio ambientale in cui è incastonata la città metropolitana di Cagliari come il parco di Molentargius che dovrà diventare parco di Molentargius-Saline Poetto Monte Urpinu Sella del Diavolo e Santa Gilla.
Mai più una città in cui gli interessi particolari vengono prima di quelli generali e collettivi.
Il lavoro fatto in Commissione Urbanistica è stato importante. Abbiamo affrontato in particolare con grande attenzione gli aspetti relativi al rapporto con il mare e le relazioni con tutte le aree di competenza di enti diversi per le quali il processo di redazione del Piano Urbanistico sarà l’occasione per decidere insieme il riutilizzo di gran parte di essi. È stata occasione per discutere delle possibilità di sviluppo per Cagliari e capire la struttura del nuovo piano urbanistico basato su alcuni valori chiari e sul modello dei progetti guida che aiuteranno a guidare lo sviluppo di alcune parti strategiche della città. Abbiamo capito bene che i Progetti Guida sono un punto di partenza. Un modello base che si chiederà ai professionisti di studiare, approfondire insieme a chi meglio conosce quegli ambiti urbani e di pianificarne lo sviluppo con norme semplici e più facilmente attuabili.
I Progetti Guida sono infatti gli strumenti per attivare alcuni contesti in cui regole più chiare e condivise possono aiutare una trasformazione che migliori la qualità della vita di un quartiere. E siccome le trasformazioni, i cambiamenti, non hanno mai esclusivamente un impatto su chi li attua ma hanno sempre riflessi sul contesto in cui sono inseriti, abbiamo deciso che la partecipazione ed il coinvolgimento nelle scelte saranno fondamentali nell’elaborazione del piano.
Dalla discussione di questi giorni sono sicuro verranno altri spunti importanti come quelli affrontati in commissione: sulla riqualificazione delle porte di accesso a Cagliari, sul patrimonio demaniale e militare presente in città, sul ruolo centrale dell’università e degli studenti universitari, sulle aree intorno agli ospedali, sui progetti strategici per la municipalità di Pirri. Oggi non è un punto di arrivo, ma di partenza. Un ringraziamento particolare va all’Assessora Ghirra, al dirigente Farci, ai commissari e ai tanti consiglieri, di Cagliari e della Municipalità di Pirri, che pur non facendo parte ufficiale della commissione hanno partecipato ai lavori e dato un contributo costruittivo per dare avvio a questo documento importante per la nostra città.
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